La dignità fonte di compassione

La dignità fonte di compassione

Pensaci Su…
2018-04-19 00:00:00

Tratto dall’ultimo libro di Don Chino ” Tracce di moralità “.

La dignità dell’altro risveglia in
noi la compassione. Un esperto della legge ebraica pone una domanda radicale a
Gesù: “E chi è il mio prossimo?”  Gesù risponde con una parabola. Gli attori di
questo racconto sono un sacerdote, un levita, un samaritano. Il levita e
il sacerdote sono “esperti” di
religione: del primo comandamento prima di tutto, ma anche degli altri
comandamenti che riguardano la convivenza tra gli uomini. Questi due
personaggi, davanti all’uomo sofferente ai margini sulla strada per Gerico “passano
e vanno
al tempio a pregare”. Il povero dovrebbe toccare la coscienza
di questi esperti di religione, invece no, vanno oltre la fanno
tacere, loro hanno ad attenderli i riti nel tempio. La loro religiosità prevale
sulla solidarietà. 

Un gesto importante

Il samaritano, non sa chi è quella
persona ai margini della strada, non gli chiede la provenienza, la religione,
si ferma, non passa accanto indifferente a una persona sofferente. Vede
nell’uomo sofferente l’umanità, la dignità, non prevale nessun impegno che
possa togliergli lo sguardo. Il sacerdote
e il levita antepongono i loro riti, il loro Dio nel tempio, non riconoscono
che quella voce del povero sulla via di Gerico è quella di Dio. I “poveri ci sono, c’interrogano, ci fermano”,
ci dice con forza papa Francesco. Ma chi sono i poveri? E’ Gesù stesso a
indicarceli: l’affamato, l’assetato, il disperato, l’ammalato, l’emarginato.
Non solo ce li indica, ma ci avverte pure che saremo giudicati un giorno
davanti a lui sull’amore riservato anche solo a uno di questi.

La domanda importante

Il dottore della legge aveva
chiesto: “Chi è il mio prossimo?” Gesù dopo avergli raccontato la
parabola gli chiede: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di
quell’uomo?”.
Non poteva il
dottore non saperlo, il fatto raccontato da Gesù era chiaro, solo il samaritano
si era fatto prossimo. Gli altri no, gli altri sono come tanti di noi che
conservano gelosamente la propria dignità e se ne fregano di quella degli
altri. Gesù pertanto si rivolge al dottore che per metterlo alla prova gli
aveva chiesto chi fosse il suo prossimo. Non sono glielo indica attraverso il
gesto solidale del samaritano, ma con forza e autorità gli dice: “Va
e anche tu fa lo stesso…”,
cerca il tuo Dio nel fratello che soffre. Solo
così scopriamo la libertà e la pienezza di vita racchiuse nella compassione che
vibra nel nostro cuore: fatti tu prossimo di chi è nel bisogno!

Inciampare nei poveri

“Non ti
dimenticare dei poveri!”, fu questo l’invito che un amico fraterno, il
cardinale francescano Claudio Hummes, fece a Jorge Mario Bergoglio al momento
dell’elezione a vescovo di Roma e successore di Pietro. Papa Francesco non ha
dimenticato quell’invito, ne ha fatto anzi una delle priorità del magistero
della parola e della vita.  Mi sembra che
valga la pena riflettere su questo richiamo, che rivela una caratteristica
tutt’altro che secondaria di ogni uomo o donna che crede nella vita. Questo
papa argentino ha avvicinato spesso le povertà delle favelas, è sensibile ai
poveri e ci invita a “difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, a
servire i deboli e non servirsi dei deboli!”. E ancora: “Se la
società costringe poveri a rubare va in miseria”. Cari ragazzi e ragazze,
sappiate che quando i poveri e i deboli sono curati, rispettati, soccorsi e
aiutati, essi si rivelano una risorsa della società. Invece, quando si
ignorano, si emarginano, si costringono a trasgredire per avere il necessario
per vivere, si calpesta la loro dignità. C’è una emorragia verbale sulla
grandezza, la dignità e i diritti di ogni persona che la semplice visione
mattutina della nostra faccia allo specchio, ci dovrebbe fermare per chiederci
che cosa siamo pronti a fare per i poveri?

Tratto dall’ultimo libro di Don Chino “ Tracce
di moralità “.

 

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