La cultura del sospetto

La cultura del sospetto

Pensaci Su…
2017-03-30 07:32:09

Noi esseri umani viviamo spesso nel sospetto: sospettiamo innanzitutto di noi stessi

Noi
esseri umani viviamo spesso nel sospetto: sospettiamo innanzitutto di noi
stessi, non ci consideriamo quasi mai all’altezza delle sfide quotidiane, non
ci sentiamo autentici e veri. Sospettiamo quindi delle altre persone, del loro
affetto nei nostri confronti, pensiamo che ci siano ostili, che ci minaccino, e
perciò tendiamo a difenderci, a chiuderci, ad isolarci.

 Più in profondità sospettiamo della bontà
della vita, temiamo di essere perduti e abbandonati in un universo ostile,
temiamo che non sussista alcun Dio, alcun senso, alcuna protezione, e per
questo restiamo chiusi a riccio, entro gli stretti confini delle nostre
rigidissime difese. Questi tre livelli del sospetto: verso se stessi, verso gli
altri, e verso Dio, sono in realtà strettamente correlati, e possiamo
attenuarli solo  imparando ogni giorno a
fidarci un po’ di più, ad allentare le nostre difese, e ad aprirci al respiro
caldo della vita.

Questo
lavoro non è affatto facile, e non bastano certo le buone intenzioni o le
arringhe morali, dobbiamo invece ammorbidire la sostanza della nostra anima,
elaborare con cura i motivi delle nostre rigidità, e lasciare che la nostra
umanità sia  aperta e quindi pienamente
fiduciosa.  Io credo che oggi questo sospetto/chiusura,
questo dire e smentire richieda di passare dal sospetto al rispetto delle
persone.

Ricordo al
lettore che la calunnia lascia sempre qualcosa: il sospetto verso chi è
diretta. Il sospetto resta, pervicace, ostinato, duro a morire. Come un virus
mutante si insinua negli ingranaggi della pubblica opinione fino a diventare
luogo comune. A farne le spese, come al solito, è  la gente comune, che alla fine non sa più che
pesci prendere, a chi credere, a cosa credere. Oltre, naturalmente, al
malcapitato di turno che viene “marchiato” a vita. A prescindere,
direbbe Totò.
I media
potrebbero, se usati bene, essere strumenti formidabili per stimolare la
conoscenza delle persone

La gran parte
dei media purtroppo punta
 finora più
agli indici di ascolto che a quelli di gradimento, privilegiando il tornaconto
economico o politico rispetto alla utilità sociale e alla verità da comunicare,
ciò comporta scelte assai discutibili nella offerta culturale, spesso
imperniata su ingredienti dai sapori forti ma di scarsa qualità e ricchi di
effetti collaterali: notizie tendenziose, informazioni non documentate,
interviste avventate.

C’è un detto
giornalistico che dice che il cane che morsica una persona non fa notizia, ma
la persona che morsica il cane sì. In altre parole, la notizia per trovare
lettori o ascoltatori
  deve stuzzicare la
curiosità. Si capisce allora come i presunti reati trovino pubblicità, spesso a
danno di qualcuno. 

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