IL PANICO PER I SOLDI

IL PANICO PER I SOLDI

Pensaci Su…
2016-09-16 09:18:57

Stiamo vivendo momenti di pessimismo e sfascismo. La crisi economica internazionale occupa le testate dei giornali e telegiornali.

Stiamo vivendo momenti di pessimismo e sfascismo. La crisi
economica internazionale occupa le testate dei giornali e telegiornali. Chi ha
un deposito bancario deve prendere benzodiazepine alla sera per addormentarsi;
altri temono di perdere il poso di lavoro. Tutti in ansia per la casa, i mutui,
i soldi mai sufficienti. Le preoccupazioni ci sono e non intendo minimizzarle.
Mi chiedo però: perché fasciarsi sempre la testa prima che faccia male?
Suggerisco quel pizzico di ottimismo o fantasia utili in questo momento.

Gli occhi della speranza vedono lontano e ci tolgono le
cataratte che spesso si formano in una mente ferma. Sperare è essere vivi, in
cammino, immaginare in arrivo una soluzione, un qualcosa di positivo che
rovescia le previsioni catastrofiche. Non importa se poi saremo costretti sempre
a prospettare altre attese positive e nuovi sogni. La mente è fatta anche per
sognare, correre sempre verso il futuro per riversare in esso un desiderio,
un’attesa, una soluzione. Il presente, con i suoi limiti e sofferenze, non ci
basta.

La capacità immaginativa è stupenda, ci mette davanti, in
anticipo, le difficoltà che dovremo affrontare e superare. Ci rinnova dentro,
ci fa capire che il futuro ha delle sorprese, delle novità. Questo gioco d’immagini
si chiama sogno. Una capacità umana che non può mancare come scorta del nostro
viaggio. Veniamo, infatti, a contatto con due mondi: quello della realtà e
quello del sogno che ci trasmettono risonanze diverse, per tenere a bada il
nostro umore.

Se il mondo della realtà ci fa soffrire, interviene il mondo
della fantasia a liberarci; così pure se il mondo della fantasia ci estranea,
la realtà ci riporta a terra. Il passaggio da uno all’altro è normale e
garantisce l’equilibrio. L’attività percettiva è importante quanto quella
immaginativa. Come dice Remo Toigo nella sua raccolta di poesie “Immersi in una
grande danza”: “Non voglio più chiudere gli occhi/ il mio spazio/ si
restringerebbe ancora”. La miopia della mente è però molto diffusa.

Viviamo accanto a opinionisti dai toni catastrofici, ad
alcuni politici che non fanno altro che prospettare lo sfascio di tutto. Lo
sfascismo non serve. Diamoci pertanto una mossa, non restringiamoci in un
angolo per fermare la storia che va avanti ugualmente. Ma è possibile tenere
sempre in azione le nostre ali? Credo di sì. Basta non lasciarci afferrare
dallo scoraggiamento, dal dubbio e da quella malattia sociale che si chiama
apatia.

Qualcuno non vede più lontano del proprio naso, s’attacca
alle cose, ai soldi come il naufrago al pezzo di legno e rischia di togliere alle
giornate quel pizzico di gioia. Non sa rompere con la tirannia dell’avere per
navigare meglio nel mare della vita e superare le tempeste improvvise. Solo chi
vola alto e respira sopra lo “smog del possesso” vive di speranza e valorizza
ogni attesa, si apre al futuro, è felice.

Scrive Susanna Tamaro: “Si vive non per la profondità del sé
ma per l’immagine di sé, per l’adorazione narcisistica della propria
perfezione. Il benessere che si raggiunge è tutto esteriore, artificiale,
momentaneo. E’ quindi un malessere, una schiavitù che fa morire la speranza”.

Chi costruisce la “sua casa sulla roccia”, sui veri valori
non deve temere; il panico è presente invece in coloro che fondano la propria
vita sulle cose, sui soldi solamente. I soldi non danno la felicità, dice un
proverbio, ma aiutano. E’ con questo realismo non disgiunto dalla speranza che
dobbiamo affrontare anche questi momenti difficili. Ho un dubbio però: sono in
troppi quelli che hanno fatto dei soldi il loro idolo. Per costoro è difficile
rimanere sereni se i conti in banca scricchiolano…

Importante è non perdere la testa o essere nel panico. E
poi, forse, dovremmo tutti prepararci ad accogliere un modo di vivere più
modesto e povero e, perché no, più ricco d’interiorità. E’ lo stesso messaggio
evangelico a ricordarcelo: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo, se poi
perde l’anima?”. Il lettore dirà che il mio è un discorso da prete. Ha ragione,
ma io sono un prete… 

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