I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Vincent Van Gogh

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Vincent Van Gogh

L’opinione di Don Chino
2016-03-17 07:55:12

Gogh Vincent van, grandissimo pittore, nacque a Groot-Zundert, Brabante, 1853 , morì a Auvers-sur-Oise 1890. La vita di questo grande artista olandese fu tragica come la sua arte.
Gogh Vincent van, grandissimo pittore, nacque 
a Groot-Zundert, Brabante, 1853 , morì a 
Auvers-sur-Oise 1890. La vita di questo grande artista olandese fu
tragica come la sua arte.  Sembra che fin
dall’infanzia avesse una vita psichica inquieta, resa tale anche dal rapporto
difficile fra lui e i genitori, che un anno prima della sua nascita avevano
perduto un figlio dello stesso nome. 

La sua vocazione artistica
incominciò tardi. Fece l’impiegato dello zio mercante sin dall’età di sedici
anni. Ebbe una crisi di misticismo che lo spinse a studiare teologia per due
anni e a svolgere un periodo di apostolato presso i minatori del Borinage.

 

Nel 1881 a 28 anni decise di
dedicarsi alla pittura; e in meno di dieci anni d’intenso lavoro produsse un
numero molto rilevante di opere, che operarono una profonda rivoluzione nella
cultura artistica europea. Le prime, potenti nel modellato e nell’uniforme
tonalità scura, rivelano l’influsso delle aspirazioni umanitarie che però in
lui si fanno ben più profonde e tormentate negli anni successivi. 
Nel 1886 si stabilì a Parigi, dove ammirò la pittura degli impressionisti e
l’arte giapponese e trasformò radicalmente il suo stile. La sua pittura si
schiarì, mirò a effetti di luce abbagliante, si servì quasi esclusivamente di
colori puri; ma dai temi e dai motivi dell’impressionismo si staccò decisamente,
rinunciando a ogni suggestione naturalistica e facendo del colore mezzo
dell’espressione immediata, della sua interna passione. 
Oltre ai molti autoritratti, ritratti, paesaggi, interni e nature morte, in
cui all’estrema violenza del colore si associa una tormentosa e quasi
allucinata deformazione dell’immagine, van G. lasciò molti disegni e incisioni.
L’arte di van G., drammatica fu l’espressione del crescente contrasto tra il
mondo interno e il mondo esterno, tra spiritualità e realtà oggettiva, è anche
da considerarsi come il primo indizio della crisi che portò all’arte di pura
espressione, indipendente da ogni funzione rappresentativa.

 

Il “giallo cromo” – una sorta di firma
pittorica che caratterizza alcuni dipinti di Van Gogh, come i vari Girasoli o
La camera di Arles, doveva essere molto più brillante quando fu steso su
tela. Con il tempo, questo pigmento instabile è andato sbiadendo, e ha virato
verso il marrone. Riportarlo alla brillantezza originaria non è possibile,
dicono gli esperti. Si rischierebbe di danneggiare i dipinti in modo
irreversibile.

  

Per dipingere di notte,
e rischiarare tela e tavolozza, Van Gogh indossava spesso un cappello di paglia
costellato di candele accese. Varie fonti raccontano di averlo visto lavorare
in alcuni caffè con lo strano indumento in testa, e le candele incastrate nella
tesa o fissate con alcune mollette. L’abitudine a dipingere di notte è
ravvisabile nelle sue opere ma anche in alcune testimonianze scritte. “Spesso
ho l’impressione che la notte sia molto più viva e riccamente colorata del
giorno” si legge in una lettera al fratello Theo. In un altro passo
della loro corrispondenza, Vincent racconta che Notte Stellata sul Rodano
fu dipinta in notturna, “sotto un getto di gas”, con riferimento
forse alla lampada usata per farsi luce.

  

“Io penso di vedere qualcosa
di più profondo, più infinito, più eterno dell’oceano nell’espressione degli occhi di un bambino piccolo quando si sveglia
alla mattina e mormora o ride perché vede il sole splendere sulla sua culla.”
 
(Vincent van Gogh )

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