07 Ago I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Tonino Bello
L’opinione di Don Chino
2018-04-25 20:56:52
Una vita scomoda quello di monsignor Bello,
Una vita scomoda quello di monsignor Bello, che voleva
una “Chiesa del grembiule“.
Don Tonino, nato ad Alessano il 18 marzo del 1935 e morto a Molfetta il 20 aprile del 1993, girò il mondo, proclamando la
Parola di Dio e compiendo gesti di riconciliazione, come l’ingresso in Sarajevo
ancora in guerra, dove ha profetizzato la nascita di un’Onu dei popoli capacI
di promuovere esiti di pace.
La sua attività pastorale è stata sempre caratterizzata
dalle rinuncia a tutto ciò che è simbolo di potere. Ecco
perché si faceva chiamare semplicemente “don Tonino”, anche se era stato consacrato vescovo. Aveva una costante attenzione agli ultimi. Ha voluto
gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondato una Comunità per
la cura delle tossicodipendenze. Lasciava sempre aperta la porta
dell’episcopio per chiunque avesse bisogno, anche di notte.
E davvero don Tonino Bello è stato sempre dalla parte
dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati, degli ultimi. Campione del dialogo
e costruttore infaticabile di pace. Nel 1985
è stato indicato dalla Cei come
presidente nazionale di Pax Christi.
Il suo ideale era descritto dal versetto del Salmo 32,
scelto come motto episcopale: “Amate
i poveri”. “Amate i poveri
perché è da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà.
Non arricchitevi”. Sono state le sue
ultime parole, dette nella cattedrale di Molfetta il giovedì santo
del 1993, come estremo saluto.
Francesco prega sulla tomba e disse di lui: “Rinunciò ai segni del potere, Il cimitero di Alessano è costante meta di pellegrinaggio. Proprio qui si
è fermato papa Francesco, che ha voluto
rammentare “la salutare allergia verso i
titoli e gli onori”, di don Tonino e il suo coraggio di liberarsi di quel che
può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni“.
Un monito per la Chiesa tutta, affinché non
ceda “alla tentazione
ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di
adagiarci in una vita comoda”. E ancora “una Chiesa monda di autoreferenzialità ed estroversa, protesa, non
avviluppata dentro di sé”. Un Chiesa “contemplativa”, così come la chiamava Bello.
“Vivere la
Chiesa del grembiule significa vivere la Chiesa del servizio”. Papa Francesco incontrando i fedeli a Alessano, disse: “Questo nome che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il
suo
desiderio di farsi piccolo per essere vicino,
di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all’apertura
semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l’ha tanto raccomandata, lasciandola
in eredità ai suoi sacerdoti. Diceva: ‘Amiamo il mondo. Vogliamogli bene.
Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia’”.
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