I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Rosalind Franklin

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Rosalind Franklin

L’opinione di Don Chino
2016-09-16 09:16:57

Nel 1963 .Rosalind Franklin salì sul podio per la consegna del Premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA.
Nel 1963 .Rosalind  Franklin salì sul podio per la consegna del
Premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA. Il suo contributo è stato
fondamentale. Prematuramente scomparsa all’età di 37 anni per un tumore alle
ovaie, ha condotto tutti gli esperimenti che hanno permesso di fotografare ai
raggi X la struttura del DNA, e la cui interpretazione ha permesso di dedurne
la struttura tridimensionale.

La scenziata dovette affrontare
un ambiente ostile alle donne, che in parte la ostacolò nell’emergere nel
panorama internazionale come scienziata, ma il suo forte spirito di
indipendenza e la sua indiscutibile intelligenza le hanno permesso di imporsi
comunque nella storia della scienza e sono arrivati fino a noi, tanto da far
sorgere la necessità di una rivalutazione storica del suo lavoro.

Rosalind Franklin aveva 33 anni
nel febbraio del 1953, quando sul suo taccuino di appunti scrisse che “il Dna è
composto da due catene distinte”, due settimane dopo Crick e Watson costruirono
il loro celebre modello della struttura del DNA, nel laboratorio di Cavendish a
Cambridge.

Le “istruzioni” per costruire
il modello arrivarono ai due scienziati per vie traverse, attraverso le quali
vennero a conoscenza degli studi della Franklin, mai pubblicati in veste
ufficiale. Wilkins, un superiore della Franklin, aveva, infatti, mostrato a
Crick e Watson nel gennaio 1953 una fotografia del DNA fatta dalla Franklin.
Nessuno immaginava che gli scienziati da questa informazione, sarebbero stati
in grado di inferire la struttura del DNA, anche aiutati dalla lettura del
volume di  Max Perutz che riassumeva il
lavoro dei principali ricercatori del centro, tra cui quello della Franklin.

Watson nel suo celebre libro
“La doppia elica” (1968) lascia intravedere le difficoltà che la scienziata
dovette affrontare per poter continuare le proprie ricerche nel mondo della
ricerca inglese decisamente ostile al genere femminile in quegli anni,
nonostante il suo curriculum scientifico fosse eccellente. Le difficoltà che
dovette affrontare, unite alla prematura morte che non le ha permesso di ricevere
il giusto riconoscimento.

Un riesame dei suoi carteggi,
ha rivelato che la ricercatrice effettivamente soffriva molto l’ambiente in cui
viveva, ma non tanto per il fatto di essere una donna, in quanto il maschilismo
si manifestava solo in determinate occasioni e non tanto nella vita quotidiana,
ma per la sua posizione sociale e religiosa, così diversa da quella degli altri
ricercatori contemporanei.
 

Il suo disagio era tale, che appena le fu
possibile si allontanò dai colleghi anche se a detta dei suoi collaboratori,
probabilmente era ad un passo da dedurre lei stessa la struttura del DNA. Dai
suoi scritti non trapela nulla che riguardi un moto di amarezza o di dispiacere
per questa mancata scoperta, operata poi dai due ricercatori James Watson e
Francis Crich  basandosi sui suoi studi e
a sua insaputa.
 

Durante la sua breve vita si
dedicò agli studi del virus del mosaico del tabacco, sui quali produsse
eccellenti lavori, e rimase sempre in più che ottimi rapporti con Crick, con il
quale non solo scambiò una ricca corrispondenza epistolare ma passò molto tempo
con i coniugi Crick, soprattutto durante i periodi di convalescenza della sua
malattia
.

Probabilmente mai avrebbe
immaginato che la sua storia venisse in futuro interpretata come quella di un
eroina mancata del DNA, e che al King’s College di Londra, che lei non aveva
amato, le dedicassero addirittura un edificio, il “Franklin-Wilkins building”.

“Tu
consideri la scienza (o per lo meno così ne parli) come una sorta di invenzione
umana lesiva della morale ed estranea alla vita reale, un’invenzione che va
tenuta sotto controllo e collocata fuori della vita quotidiana. Ma la scienza e
la vita quotidiana non possono e non dovrebbero essere separate. Per me la
scienza fornisce una parziale spiegazione della vita. (…) Dal mio punto di
vista, la fede sta nella convinzione che, facendo del nostro meglio, ci
avvicineremo di più all’obiettivo e che l’obiettivo è  il miglioramento di tutto il genere umano,
presente e futuro  (
Rosalind Franklin).

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