I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Pablo Neruda

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Pablo Neruda

L’opinione di Don Chino
2016-08-11 12:22:04

Neruda Pablo nato a Parral 1904 – morto a Santiago nel 1973. Premio Nobel per la letteratura nel 1971.

Neruda Pablo nato a Parral 1904 – morto a
Santiago nel 1973. 
Premio Nobel per la letteratura nel 1971. E’ considerato una delle
voci più autorevoli della letteratura contemporanea latino americana, per
la sua ricchissima sensibilità d’immagini. Testimone di molti eventi cruciali
che hanno segnato il XX secolo: dalla guerra civile spagnola alla guerra
fredda, dai movimenti di liberazione in America Latina alla morte di Salvatore
Allende.

 La sua opera poetica contiene moltissimi testi
fra i più alti della poesia moderna di lingua spagnola, spesso espressi
attraverso la musica e il canto. I contenuti preferiti dal grande poeta sono
quelli dell’amore, della fratellanza e pace. Ecco una affermazione di Neruda: “
Liberami
da me. Voglio uscire dalla mia anima. | Io sono questo essere che geme, che
brucia, che soffre. | Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta. |
No, non voglio essere così. | Aiutami a rompere queste porte immense”.

Il poeta Neruda
di origini modeste, frequentò l’Università di Santiago, dove nel 1921 si mise
in mostra vincendo una gara poetica con La canción de la fiesta.
Nominato console in India nel 1926, iniziò una brillante carriera diplomatica
che gli dette modo di maturare le sue esperienze con continui viaggi e
incontri.

Nel 1944
tornò in
Cile, e fu eletto senatore; ma un’accusa di tradimento lo
costrinse ben presto a esulare in
Messico, da dove
compì lunghi viaggi in
Europa (Parigi, Polonia, Ungheria). Nel 1949
presiedette a
Città di Messico il congresso mondiale dei Partigiani della pace. Nel
1951 visitò l’
Italia e la Cina. Nel 1952 fu ancora in Italia, da dove
venne espulso come straniero indesiderabile. Tuttavia, a seguito di un
movimento d’opinione pubblica, il decreto fu revocato, e il poeta poté
trascorrere un lungo periodo a Capri.

 Nel
1953 tornò in Cile nella sua patria. Con l’avvento alla presidenza della
Repubblica di Salvatore Allende (1970), fu nominato ambasciatore a Parigi. Nel
1972, gravemente malato, tornò in Cile, mentre il governo Allende era in crisi.
Nel 1973, quando ormai la minaccia del colpo di stato militare era
incombente, Neruda seguì Allende sul cammino della morte, mentre la dittatura
di Pinochet s’instaurò in tutto
il paese.

 Neruda, lottò contro la società borghese, da
lui giudicata corrotta e ipocrita. Sostenne la causa dei poveri, degli
sfruttati. Marxista convinto, si dedica quasi esclusivamente alla poesia
sociale e alla lotta politica: il dolore, l’umiliazione, la speranza sono i
temi ricorrenti, accompagnati da una vena di profondo calore umano che riesce a
smorzare i toni marcatamente propagandistici e a dare spesso pagine d’intensa
poesia.

Pablo Neruda non è mai stato dimenticato, anche negli anni
più duri della dittatura di Pinochet. Al suo funerale, mentre ancora carceri e
stadi traboccavano di detenuti, sfilarono tremila coraggiosi. A distanza di
quasi quarant’anni il Partito comunista cileno ha chiesto la riesumazione del
suo corpo per accertare con l’autopsia se a ucciderlo fu il cancro alla
prostata con cui conviveva da qualche tempo o un’iniezione di veleno. Una
richiesta che comunque non può aggiungere molto a quello che si sa: il Messico
aveva inviato un aereo per portare in salvo il poeta, e proprio il giorno prima
della partenza era avvenuto l’improvviso e imprevisto aggravamento che lo aveva
stroncato in poche ore.

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