I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Ingmar Bergman

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Ingmar Bergman

L’opinione di Don Chino
2018-06-02 07:46:38

Regista teatrale e cinematografico, Bergman è nato a Uppsala,

Il regista del dubbio

Regista teatrale e cinematografico, Bergman è nato a
Uppsala, in Svezia, nel 1918.  Muore
a 
Fårö, 30 luglio 2007.  E’ stato un regista, sceneggiatore,
drammaturgo, scrittore e produttore cinematografico svedese. È considerato una
delle personalità più eminenti della storia della cinematografia mondiale.
 
L’educazione repressiva del padre, un pastore luterano, e la presenza
autoritaria della nonna materna provocarono in lui un senso di ribellione alle
regole che lo portò a lasciare la famiglia e a entrare nel mondo dello
spettacolo. Dall’ambiente del teatro, che non avrebbe mai abbandonato, si
avvicinò al cinema, prima come scrittore di dialoghi di film, poi come regista.

Nei suoi film 
ritorna spesso il pensiero della morte sotto forma di incubo che si
confonde con la realtà: il piccolo Alexander desidera la morte del patrigno che
odia e, nello stesso istante in cui se la immagina, l’uomo muore bruciato. Nel
film c’è un’immagine considerata simbolo del cinema di Bergman: quella in cui
il giovane protagonista guarda incantato il gioco di luci del suo teatro di
marionette; per Alexander quel teatrino rappresenta il rifugio e la fuga dal
mondo degli adulti che non lo capiscono.

Bergman aveva già trattato il tema della morte  in diversi film, tra cui Il settimo sigillo
del 1956 e Il posto delle fragole del 1957. Nel primo, ambientato nel
Medioevo, la Morte si materializza assumendo le sembianze di un misterioso
monaco. Durante una partita a scacchi con il cavaliere Antonius Block, la Morte
ricorda al suo avversario quanto sia importante vivere con amore per non
trovarsi soli e amareggiati quando ormai è troppo tardi. Ne Il posto delle
fragole
il regista racconta la vicenda di un vecchio professore di medicina
che, in viaggio per andare a ritirare un premio alla carriera, fa un bilancio
della sua vita, rendendosi conto di come, per inseguire il successo, sia
diventato una persona arida e sola. Addormentatosi, sogna il proprio funerale,
durante il quale si ritrova dimenticato da tutti per colpa della sua
indifferenza verso l’amore e i sentimenti degli altri.

Nei film di Bergman, a consolare dai più angoscianti
pensieri vi è sempre una donna, simbolo della figura materna. Così in Fanny
e Alexander
è la mamma a liberare e consolare il piccolo Alexander dalle
crudeli punizioni del patrigno. Il ruolo materno è centrale anche in Sussurri
e grida
(1972), le cui protagoniste sono tre sorelle che hanno smesso di
comunicare tra loro. Neanche la malattia di una di loro, Agnes, riesce a
riunirle: Agnes, morente, riceve conforto dalla governante Anna, che la
accoglie tra le braccia come una mamma fa con la propria figlia. A livello
visivo questo film si differenzia nell’uso del colore dagli altri di Bergman,
quasi tutti in bianco e nero. Qui i colori dominanti sono il bianco, simbolo
del candore e della purezza del ricordo, e il rosso, che connota l’energia
della vita che va sempre avanti.

La donna è protagonista anche delle due commedie Sorrisi
di una notte d’estate
(1955) e A proposito di queste signore (1964),
nelle quali Bergman, seppure lontano dalle consuete ambientazioni tragiche, non
rinuncia a disegnare personaggi maschili fortemente influenzati dall’universo
femminile.

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