I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Giotto Bondone

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Giotto Bondone

L’opinione di Don Chino
2016-02-17 15:51:35

Giotto è considerato l’artista che ha rinnovato la pittura italiana, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il ‘padre’ della lingua italiana
Giotto
è considerato l’artista che ha rinnovato la pittura italiana, così come Dante,
suo contemporaneo, è ritenuto il ‘padre’ della lingua italiana. La gloria di
Giotto è affidata a opere sparse in quasi tutta la penisola, da Roma a Firenze,
da Assisi a Rimini fino a Padova. 

La
leggenda più nota fiorita intorno a Giotto di Bondone (nato a Colle di
Vespignano nel Mugello probabilmente nel 1267) è quella che narra il suo
incontro con l’artista Cimabue.
Quest’ultimo avrebbe osservato il giovane pastore Giotto mentre disegnava su
una roccia una pecorella del suo gregge con tanta abilità da convincerlo a
portare il giovane nella sua bottega. 
A
partire dagli anni Novanta del 13° secolo, con probabilità dal 1296, Giotto
venne chiamato a realizzare l’opera destinata a dargli fama eterna: gli
affreschi della basilica superiore di Assisi con le Storie di san Francesco. Il
ciclo pittorico, che già destava meraviglia nei fedeli dell’epoca, è diviso in
28 riquadri, che descrivono la vita di Francesco d’Assisi
dalla giovinezza alla morte, alternando gli episodi ufficiali a quelli cari
alla leggenda popolare. 
L’artista
toscano nella sua pittura abbandona le immagini fisse, gli ori abbondanti e le
astrazioni recuperando il contatto con le persone e la natura. Giotto costruisce
un racconto pittorico con una rigorosa prospettiva delle architetture, come ben
si vede nell’episodio del Presepe di Greccio, in questo spazio i personaggi si
inseriscono con equilibrio e in coerente rapporto con l’ambiente che li
circonda. 
Le  figure di Giotto presentano una delle sue
novità più importanti: i personaggi non sono più i ‘burattini’ immateriali e le
figure piatte della tradizione precedente, ma persone concrete, reali, come si
vede dalle pieghe morbide e naturali degli abiti sotto cui si trovano i corpi
saldamente esistenti. 
Interessante
è la scena del dipinto della rinuncia agli averi del Poverello d’Assisi in cui
è raffigurata l’ira di Bernardone, padre di Francesco, alla vista della
stravagante decisione del figlio di restituire tutte le sue ricchezze e
scegliere la povertà. Qui i contemporanei di Giotto, oltre ad apprezzare la
verosimile posa di Bernardone e lo straordinario studio anatomico del corpo del
santo, potevano riconoscere la piazza del Vescovado, realmente esistente ad
Assisi. 
Quando
si parla di Giotto
da Bondone, le prime
opere che vengono citate sono la rappresentazione della vita di San Francesco
nella basilica di Assisi, gli affreschi nella Cappella degli Scrovegni
a Padova o il Crocefisso nella chiesa di Santa Maria Novella
a Firenze. In effetti, chi vuole
conoscere Giotto “deve” recarsi in questi luoghi e certo non ne resterà deluso. 
L’ultima
opera superstite della grande attività dell’artista riguarda però
l’architettura: nel 1334 infatti la Repubblica fiorentina gli aveva conferito
la carica di capomastro dell’Opera del Duomo; Giotto progettò così uno degli
edifici più cari ai fiorentini, il celebre campanile del Duomo, di cui gettò le
fondamenta e diresse personalmente i lavori.  Morì a Firenze nel 1337.

 

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