I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Ada Negri

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Ada Negri

L’opinione di Don Chino
2017-01-11 14:50:06

Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945) è stata una poetessa e scrittrice

Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870Milano, 11 gennaio 1945) è stata una poetessa e scrittrice italiana. È
ricordata inoltre per essere stata la prima e unica donna ad essere ammessa
all’
Accademia d’Italia.

Trascorse l’infanzia
e l’adolescenza nel palazzo Barni, condividendo i suoi giochi con le figlie del
conte, fantasticando tra le aiuole del giardino padronale, ma anche provando un
forte senso di umiliazione e di vergogna perché aveva il compito di aprire il
cancello alle carrozze dei conti e dei loro ospiti.

Cominciò a
frequentare la scuola normale femminile di Lodi, dimostrando grandi capacità di
apprendimento e una forte fantasia che era stata sollecitata dalle letture a
voce alta di romanzi d’appendice fatte dalla madre alla nonna, cui aveva assistito
fin da piccolissima.

Diplomata
ottenne un posto di insegnante elementare a Motta Visconti (Pavia) dove si
trasferì. Insegnò nella prima classe dei maschi composta da più di 80 scolari
che andavano a scuola sporchi, «puzzolenti di concio e di stalla» (Arslan –
Folli, 1988, pp. 70 s.), pieni di pidocchi, e che tuttavia le piacevano, perché
tra quei «diavoli scatenati» (ibid.) si sentiva a suo agio.

Accanto
all’insegnamento, un’altra attività la occupò completamente: una vocazione
poetica travolgente che la spingeva nel pieno della notte a scrivere come sotto
dettatura versi già compiuti. Su consiglio delle colleghe, spedì alcuni
componimenti a diverse riviste e il Fanfulla da Lodi pubblicò, nel 1888,
La monaca e altre poesie. In seguito a causa dell’adesione al fascismo,
l’opera e il nome di Ada Negri furono dimenticati, se non addirittura rimossi.
Solo in tempi più recenti sembra essersi risvegliato un certo interesse
critico, soprattutto per le opere in prosa.

 L’entusiastica accoglienza da parte del
pubblico e i vasti consensi della critica fecero sì che con decreto
ministeriale Negri venisse nominata professoressa presso la scuola normale
Gaetana Agnesi di Milano. Preso servizio, si trasferì con la madre nel
capoluogo lombardo. Le fu conferito il premio «Giannina Milli» di 2000 lire
l’anno.

Il giovane
intellettuale Ettore Patrizi era andato a trovarla a Motta Visconti. Grazie
alla sua amicizia, trasformatasi presto in un fidanzamento durato sino al 1895,
Negri a Milano poté entrare in contatto con l’ambiente del socialismo
riformista ed ebbe modo di conoscere letterati.

Intorno alla
sua opera e alla sua figura venne a crearsi sin da subito il mito della
poetessa selvaggia e incolta, la vergine rossa, la maestrina proletaria senza
nome: “Io non ho nome. – Io son la rozza figlia dell’umile stamberga; plebe triste
e dannata è mia famiglia, ma un’indomita fiamma in me s’alberga”

Ostentando
le povere origini, l’inferiorità della condizione femminile, l’io poetico pare
paradossalmente animato da un senso di superiorità che si rispecchia negli
atteggiamenti titanici in cui la plebe è ritratta. Al sentimento viscerale di
comunanza con gli oppressi si accompagna un forsennato desiderio di riscatto
che rivela tratti fortemente populistici. Così, attingendo toni accesi e colori
lividi dal repertorio della scapigliatura, la poetessa si ergeva, come in Sfida
(1892), a sferzare con i suoi versi il mondo borghese e i suoi valori.

Gli anni
della guerra e gli ultimi anni di vita furono segnati dalla sofferenza e dalla
solitudine; una rinata vocazione religiosa la portò a ripiegarsi su se stessa
in un sommesso soliloquio. Preghiere è il titolo della parte conclusiva della
sua ultima silloge, Fons amoris . Dopo il bombardamento della casa di
Milano, Negri si trasferì dapprima a Bollate presso la figlia, quindi a Parma e
a Pavia dove terminò i suoi giorni. Profonda l’espressione sulle donne:

“Di noi donne
nessuno ha mai capito nulla
e abbiamo troppo
orgoglio
per dir
forte
il nostro
segreto patimento.”

(Ada Negri)

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