I GRANDI MAESTRI DELL’ UMANITA’ – Miriam “Mama” Makeba

I GRANDI MAESTRI DELL’ UMANITA’ – Miriam “Mama” Makeba

L’opinione di Don Chino
2016-12-28 08:51:04

Miriam Makeba è nota come “Mama Afrika”, fu una cantante sudafricana di jazz e world music.

Miriam Makeba è
nota come “Mama Afrika”, fu una cantante sudafricana di jazz e world music. Il
suo impegno politico fu contro il regime dell’apartheid o segregazione
razziale.
Con il suo
canto parlò di questa ingiustizia al resto del mondo.

Nata a Johannesburg il 4 marzo 1932, è morta domenica 9
novembre 2008, a 76 anni,
mentre lasciava il palco di un concerto contro la criminalità organizzata a Castel Volturno (vicino a Napoli)
dedicato a Roberto Saviano, lo
scrittore che ha ricevuto minacce di morte dalla mafia. Dopo aver cantato per
mezz’ora per l’autore di Gomorra
insieme ad altri cantanti, ha avuto un malore ed è stata portata all’ospedale
locale, dove è morta in seguito a un attacco cardiaco.

 “Mama Makeba” ha comunicato un messaggio positivo al mondo sulla lotta dei
sudafricani e la sicura vittoria sulle forze oscure del colonialismo
dell’apartheid attraverso l’arte del
canto”. Miriam Makeba, che trattava i suoi spettatori come fossero una
sola comunità mondiale, cantava in diverse lingue, dal suo Xhosa alla lingua
franca dell’Africa dell’est, lo swahili, al portoghese, allo yiddish.
 

Nella sua
vita aveva anche preso importanti posizioni: contro l’apartheid del Sudafrica e
a favore di un movimento mondiale contro il razzismo, fino al punto di far
deragliare la sua carriera quando, dopo il divorzio da Hugh Masakela, sposò negli anni ’60 il
potente avvocato Stokely Carmichael,
leader radicale delle Pantere Nere. Gli obiettivi delle Pantere nere: “Vogliamo
la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità
nera. Vogliamo piena
occupazione per la nostra gente. Vogliamo
la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dell’uomo bianco”.

Nel 1963 portò la propria
testimonianza al comitato contro l’apartheid delle Nazioni Unite.
Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Miriam Makeba e
condannandola all’esilio.
Anche durante trent’anni di vita in esilio diceva
che il Sudafrica era la sua casa e il suo fondamento come artista. Makeba
tuttavia fu spogliata della cittadinanza sudafricana dopo essere diventata un’icona anti-apartheid e non le fu
nemmeno permesso di entrare per assistere al funerale della madre.

Ritornò in patria solo dopo il
rilascio dalla prigione di Nelson Mandela, nel 1990, e quattro anni più tardi
realizzò un progetto di beneficenza al fine di raccogliere fondi per proteggere
le donne nel Sudafrica. Il suo primo concerto in Sudafrica (1991) ebbe un
successo strepitoso e questo fu il preludio di un tour mondiale che comprese Stati
Uniti ed Europa.

La sua musica poteva essere soave,
cadenzata o esuberante, ma la sua voce manteneva anche lo strato di tagliente e
la gelida esortazione a lottare per l’uguaglianza e la dignità di ogni essere
umano. Del suo vasto repertorio non facevano parte solo testi di evidente
protesta ma canzoni dolci e ninnenanne, canzoni di festa e richiami all’unità.
La sua volontà indomabile di sopravvivenza e la tenacia gioiosa trasmettevano
sia memoria culturale che sfida diretta.

Fu sempre orgogliosa delle proprie
origini e radici africane: nella sua autobiografia,
“Makeba: my story”, scrive:

“Ho
mantenuto la mia cultura. Ho mantenuto la musica delle mie radici. Attraverso
la mia musica sono diventata la voce e l’immagine dell’Africa e della gente”.

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