CANNABIS ? POLITICI NON FUMATEVI LA TESTA !

CANNABIS ? POLITICI NON FUMATEVI LA TESTA !

Pensaci Su…
2017-04-19 19:56:33

Mi chiedo se i politici favorevoli alla legalizzazione della cannabis conoscono i danni nei consumatori.

Mi chiedo se i
politici favorevoli alla legalizzazione della cannabis conoscono i danni nei
consumatori. Mi vien da pensare che alcuni di loro la fumino e quindi sono
favorevoli alla coltivazione e consumo. Le “canne” coltivate, vendute e
consumate hanno sempre avuto l’imprimatur dei radical-liberali che arrogantemente
vogliono che lo spinello sia considerato un “ricostituente psichico”. Questi
incoscienti parlano di libertà. Quale libertà? La libertà di danneggiare la
salute di giovani e giovanissimi nonché adulti e di degradare la società?

Gli insensati
sostengono che i consumatori di sostanze cannabis hanno migliori capacità
intuitive e spontaneità nei comportamenti e quindi una chiara coscienza del
proprio io. Sostenere una simile stupidità equivale avallare la tesi che le
persone per evolvere dovrebbero fumare canne dal mattino alla sera. E’ un modo
per legittimare una devianza con tesi assurde e tendenziose; si cerca di far
credere che le “canne” abbiano assunto, nella cultura giovanile, gli stessi
significati psico-sociali che erano associati all’alcool e all’uso del tabacco.

Di fronte a simili
affermazioni pericolose, sarà bene precisare i rischi derivanti dall’uso delle
cannabis. I consumatori abituali sono incapaci di investire energie in
relazioni interpersonali significative o di trarne soddisfazione. Inoltre, la
loro sfiducia, ostilità e isolamento emotivo, impediscono che le relazioni
ottenute, sotto l’effetto della sostanza, divengano scelte, comportamenti
validi. Non sono pertanto in grado di investire le loro energie nella scuola,
nel lavoro, o di impegnarle per il raggiungimento di obiettivi validi e
significativi. In altre parole, sono alienati “dall’amore e dal
lavoro”; da ciò che dà’ significato alla vita e permette di trarne
soddisfazione.

Si sentono pure
infelici e inadeguati con tutti e con tutto, rifiutano qualsiasi rapporto
continuo e costruttivo, palesano reattività e aggressività, noia e confusione.
Non c’è in questi fumatori di “canne” interesse e entusiasmo nei rapporti
umani, vale a dire, non c’è stabilità, finalità nelle scelte. Gli stessi sentimenti
sono “offuscati” perché la sostanza offre momentanee gratificazioni
di relazione, di contatto. Le cannabis irrorate dall’alcol sono spesso la causa
di incidenti mortali stradali e sul lavoro, di aggressività alle Forze
dell’Ordine, tra amici, in famiglia.

I rischi sono
molti e purtroppo sottovalutati. Ne accenno alcuni: perdita della memoria,
crisi motivazionale, discontinuità umorale, apatie, disturbi di personalità,
riattivazione di stati psicotici genetici latenti.  Bastano? Se si pensa che tra i consumatori si
annoverano giovani e giovanissimi nei quali è ancora in atto la crescita
biologica del cervello, come si può sostenere che si tratta di “erba”, di
“fumo”. di “droga leggera?”. Bazzecole!

Se in passato si
poteva dire che non esisteva, per il consumatore di marijuana, necessariamente
il rischio di passare all’eroina, ora è scientificamente accertato che le
cannabis aprono la psiche alla cocaina e ad altre droghe stimolanti. Basterebbe
ricordare che non solo si coltiva la canapa indiana, ma si sono allestiti
piccoli laboratori chimici negli scantinati delle abitazioni per produrre
miscugli di droghe a base di marijuana.

C’è chi sostiene
che la possibilità per i consumatori di coltivare personalmente la cannabis, di
fumarla liberamente penalizzerebbe il mercato mafioso. Evviva l’ingenuità. Solo
chi vive con i tossici sa benissimo come il “fai da te” non è solo per sé. Accanto
al mercato mafioso troverà sempre spazio anche quello dei coltivatori della
sostanza.

Mi sia concessa
una domanda: alcuni politici con questa operazione che liberalizza la cannabis
voglio promuovere un punto di crescita del PIL? Se così fosse, quanto vale la
salute del cittadino? La marijuana libera è una sostanza innocua per quei
politici che non hanno mai avuto a che fare con ragazzini di tredici
quattordici anni compromessi gravemente nell’equilibrio neuro-psichico. Non per
noi che operiamo scientificamente da più di trent’anni tra i tossicodipendenti.

 

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