CANNABIS? POLITICI NON FUMATEVI LA TESTA!

CANNABIS? POLITICI NON FUMATEVI LA TESTA!

Pensaci Su…
2016-07-27 16:44:30

Mi chiedo se i politici favorevoli alla legalizzazione della cannabis conoscono i danni nei consumatori
Mi chiedo se i politici favorevoli alla legalizzazione
della cannabis conoscono i danni nei consumatori. Mi vien da pensare che alcuni
di loro lo fumino e quindi sono favorevoli alla coltivazione e consumo. Le
“canne” coltivate, vendute e consumate hanno sempre avuto l’imprimatur dei
radical-liberali che arrogantemente vogliono che lo spinello sia considerato un
“ricostituente psichico”. Questi incoscienti parlano di libertà. Quale libertà?
La libertà di danneggiare la salute di giovani e giovanissimi nonché adulti e
di degradare la società?

Gli insensati sostengono che i consumatori di
sostanze cannabis hanno migliori capacità intuitive e spontaneità nei
comportamenti e quindi una chiara coscienza del proprio io. Sostenere una
simile stupidità equivale avallare la tesi che le persone per evolvere
dovrebbero fumare canne dal mattino alla sera. E’ un modo per legittimare una
devianza con tesi assurde e tendenziose; si cerca di far credere che le “canne”
abbiano assunto, nella cultura giovanile, gli stessi significati psico-sociali
che erano associati all’alcool e all’uso del tabacco.

Di fronte a simili affermazioni pericolose,
sarà bene precisare i rischi derivanti dall’uso delle cannabis. I consumatori
abituali sono incapaci di investire energie in relazioni interpersonali
significative o di trarne soddisfazione. Inoltre, la loro sfiducia, ostilità e
isolamento emotivo, impediscono che le relazioni ottenute, sotto l’effetto
della sostanza, divengano scelte, comportamenti validi. Non sono pertanto in
grado di investire le loro energie nella scuola, nel lavoro, o di impegnarle
per il raggiungimento di obiettivi validi e significativi. In altre parole,
sono alienati “dall’amore e dal lavoro”; da ciò che dà’ significato
alla vita e permette di trarne soddisfazione.

Si sentono pure infelici e inadeguati con
tutti e con tutto, rifiutano qualsiasi rapporto continuo e costruttivo,
palesano reattività e aggressività, noia e confusione. Non c’è in questi
fumatori di “canne” interesse e entusiasmo nei rapporti umani, vale a dire, non
c’é stabilità, finalità nelle scelte. Gli stessi sentimenti sono
“offuscati” perché la sostanza offre momentanee gratificazioni di
relazione, di contatto. Le cannabis irrorate dall’alcol sono spesso la causa di
incidenti mortali stradali e sul lavoro, di aggressività alle Forze
dell’Ordine, tra amici, in famiglia.

I rischi sono molti e purtroppo
sottovalutati. Spesso il consumatore non accetta consigli e nemmeno indicazioni
per uscire dalla dipendenza fisica e psichica. E’ convinto che sia “droga
leggera”, “erba” da consumare in compagnia; è sicuro che possa interrompere l’uso
quando vuole. Bazzecole.

 

Se in passato si poteva dire che non
esisteva, per il consumatore di marijuana, necessariamente il rischio di
passare all’eroina, ora è scientificamente accertato che le cannabis aprono la
psiche alla cocaina e ad altre droghe stimolanti. Basterebbe ricordare che non
solo si coltiva la canapa indiana, ma si sono allestiti piccoli laboratori
chimici negli scantinati delle abitazioni per produrre miscugli di droghe a
base di marijuana.

C’è chi sostiene che la possibilità per i
consumatori di coltivare personalmente la cannabis, di fumarla liberamente
penalizzerebbe il mercato mafioso. Evviva l’ingenuità. Solo chi vive con i
tossici sa benissimo come il “fai da te” non è solo per sé. Accanto al mercato
mafioso troverà sempre spazio anche quello dei coltivatori della sostanza.

Mi sia concessa una domanda: alcuni politici
con questa operazione che liberalizza la cannabis voglio promuovere un punto di
crescita del PIL? Se così fosse, quanto vale la salute del cittadino? La
marijuana libera è una sostanza innocua per quei politici che non hanno mai
avuto a che fare con ragazzini di tredici quattordici anni compromessi
gravemente nell’equilibrio neuro-psichico. Non per noi che operiamo
scientificamente da più di trent’anni tra i tossicodipendenti.

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