Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi

L’opinione di Don Chino
2017-10-04 10:06:09

La donna che incessantemente lottò per la libertà

Aung San Suu
Kyi nasce il 19 giugno 1945 a Rangoon, in Birmania. La vita della bambina è
segnata da eventi drammatici già dalla tenera età, infatti, il padre viene
ucciso da alcuni oppositori politici nel 1947, dopo avere raggiunto una
trattativa con il Regno Unito per l’indipendenza della Birmania. L’unico punto
di riferimento della bambina è la madre che all’inizio degli anni Sessanta
diventa uno dei personaggi politici più importanti del Paese, ricoprendo il
ruolo di ambasciatrice birmana in India. In India è sempre vicino alla madre in
occasione delle sue apparizioni politiche; inoltre qui frequenta le migliori
scuole del Paese.

Dal 1964 al
1967 frequenta l’Università di Oxford, in Inghilterra, dove studia economia,
politica e filosofia. Alla fine degli studi accademici ottiene la laurea in
Economia, Scienze politiche e Filosofia. Due anni dopo si trasferisce a New
York, dove continua i suoi studi universitari e lavora presso la sede delle Nazioni Unite 
della città americana. Sul finire
degli anni Ottanta deve lasciare gli Stati Uniti per fare ritorno nella sua
terra natale a causa del gravissimo stato di salute sua madre. In questo
periodo il suo Paese vive degli eventi politici drammatici, poiché il generale
Saw Maung ha preso in mano le redini del potere, impostando un regime
dittatoriale.

San Suu Kyi
si rende conto che la situazione politica della Birmania è diventata
insostenibile, per cui nel settembre dello stesso anno decide di fondare la
Lega Nazionale per la Democrazia, che si basa sui principi della non violenza
predicati dal Mahatma Gandhi
. Il regime, infastidito dall’operato
della donna e della sua organizzazione, decide di condannarla agli arresti
domiciliari, salvo che non decidesse di lasciare la Birmania. La donna decide,
però, di non accettare le provocazioni restando nel Paese.

Nel 1991
vince il premio Nobel
 per la pace che, con grande
generosità, utilizza per costruire nel suo Paese un sistema di istruzione e
sanitario a favore del popolo. Dopo cinque anni passati agli arresti
domiciliari, le viene permessa la semilibertà; in realtà non è libera di agire
in autonomia, poiché non gli è permesso viaggiare in giro per il mondo. Se
avesse lasciato la Birmania, infatti, il regime non gli avrebbe permesso il
ritorno. L’’ONU
 fa pressioni sul regime birmano,
affinché conceda a San Suu Kyi una maggiore libertà. Finalmente la donna può
circolare liberamente nel suo Paese. Nel 2003 però accade un evento spiacevole
per la Birmania, poiché i militari, in occasione di uno spostamento della donna
al fianco di molti sostenitori, decidono di sparare sulla folla uccidendo
tantissime persone. Grazie alla prontezza del suo autista, San Suu Kyi riesce a
salvarsi, ma di lì a poco il regime dittatoriale la costringe nuovamente agli
arresti domiciliari senza alcuna ragione.

Gli Stati
Uniti e l’Unione Europea
 continuano a fare pressioni sui
militari con il fine di ottenere la sua liberazione, ma i loro appelli non
servono a persuadere il regime. In questo periodo le sue condizioni di salute
peggiorano, per cui è sottoposta a varie cure e a vari interventi in ospedale.  Il 6 maggio del 2008 il Congresso degli Stati
Uniti la insignisce della più grande onorificenza, la Medaglia d’Onore, per
l’impegno profuso nella difesa dei diritti umani. Sembra che la situazione sia
favorevole alla sua liberazione, ma un episodio del 2009 altro non fa che
aggravare la sua posizione. In quell’anno, infatti, è nuovamente costretta dal
regime a prolungare gli arresti domiciliari in seguito all’accusa di essersi
allontanata dalla sua abitazione durante la detenzione.

Sempre nello
stesso anno, con un discusso referendum popolare, i militari consolidano il
loro potere nel Paese estromettendo dalla vita politica la Lega Nazionale per
la Democrazia. L’11 giugno 2009 inoltre la donna viene condannata a tre anni di
lavori forzati per via di un’assurda accusa di violazione della sicurezza. Dopo
innumerevoli appelli fatti per la sua liberazione, San Suu Kyi è rimessa in
libertà il 13 novembre 2010 potendo finalmente battersi per le rivendicazioni
del suo popolo, utilizzando i precetti gandhiani
 della non violenza per far
uscire la Birmania dalla difficile situazione in cui si trova. All’inizio del
mese di aprile del 2012 viene eletta ed ottiene un seggio in parlamento dopo
quindici anni di arresti domiciliari. Poche settimane più tardi, il 18 giugno
2012, riceve formalmente a Oslo il premio Nobel che le era stato assegnato 21
anni prima.
 

” Sarebbe difficile sconfiggere l’ignoranza senza la liberta’ scevra di paura di perseguire la verita’. Dal momento che il rapporto fra paura e corruzione è tanto stretto, non puo’ meravigliare che in ogni societa’ in cui matura la paura, la corruzione si radichi in tutte le sue forme”. ( Aung San Suu Kyi ).

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